La ricetta della felicità
Cari giovani,
approfitto del vecchio metodo della lettera per raggiungervi un po’ tutti, come se vi parlassi insieme, ma anche per parlare a ciascuno, raggiungendolo con discrezione, nel suo “mondo”.
Sono consapevole della difficoltà di questa stagione della tua vita, anche per le contingenze critiche e la cultura dominante che spaccia per amore ciò che amore non è.
Ma sono altresì convinto che la tua sia una età ricca di scoperta, di sogni, di intuizioni che vanno prese sul serio.
Non mi fermo su una analisi del mondo contemporaneo, a partire dalle difficoltà oggettive della nostra Città o della nostra Nazione. Voglio solo suggerirti -con semplicità e umiltà- alcuni ingredienti che ritengo insostituibili per la ricetta della felicità. Starà a te verificare se siano quelli giusti e utilizzarli secondo coraggio e sapienza.
Educati alla gestione del tempo, c’è un tempo per ogni cosa. Non sciuparlo in banalità. Un tempo vissuto male, sprecato in fatiche inutili o in “passatempi” che consumano restituisce alla vita un senso di tristezza.
Educati alla parola. Parla, ma non chiacchierare, non sprecare parole e usa quelle giuste. Credi in ciò che dici. E fai ciò in cui credi… Sii di parola.
Educati all’ascolto è il mistero dell’altro che si dona a te. E’ la possibilità di incontrare la grandezza nell’involucro della parola, dei gesti, dei silenzi.
Lavora sulla tua formazione per diventare “completo”. Lo studio è indispensabile, ma fallo non per qualcosa da possedere, quanto per diventare qualcuno che sappia donare. Più sai, meglio puoi fare; più sai, più puoi contribuire alla costruzione e alla diffusione del bene.
Non sottovalutare l’anima, la dimensione spirituale. Non te ne parla nessuno e pochi sono gli strumenti che ti vengono offerti ma, credimi, non sarai completo se non crescerai in questa decisa e profonda dimensione che ti educa a guardare ogni cosa da una diversa prospettiva, secondo i filtri della fede, della speranza, della carità.
Ricordati che sei un dono. Dedica tempo al volontariato, a quello vero! Il mondo non ci educa più a lasciare posto all’altro, alla percezione del tempo come sfida di dono.
Non giocare con l’amore, è il campo esistenziale più bello e complesso, sul quale si può costruire o distruggere. Amare è vincere te stesso; non rendere l’altro bene di consumo. Amare è “essere per l’altro”, senza “essere dell’altro”, o senza che l’altro sia tuo. È una continua ascesi da sé che esige tempo, parola, ascolto, studio, spiritualità, generosità e umiltà di dono.
Sono convinto che il laboratorio migliore per sperimentare la tua ricetta sia la fucina della tua coscienza e la vita di gruppo. Per questo ti suggerisco di trovare tempi di silenzio per stare un po’ con te stesso, ma anche tempi significativi per frequentare gruppi organizzati dove i confronti, i conflitti, la condivisione, la comunione ti aiutino a costruire la parte migliore di te.
Approfitto di questa mia, infine, per ringraziare quanti tra voi mi aiutano ad aiutare. Siete tanti, appassionati e generosi. Veramente grazie. Non c’è atto di gratuita generosità che non determini in modo concreto, seppur a volte misterioso, il bene della umanità. Sentitevene orgogliosi!
A voi e a tutti auguro ogni bene e spero che ci si possa confrontare su questi ingredienti e su quanto sarà utile per la nostra crescita.
Prego per voi,
don Valerio